Keywords: giacomo leopardi giacomoleopardi literature poet naples italy architecture outdoor building L’ULTIMA DIMORA DI GIACOMO LEOPARDI Nella foto le frecce indicano la stanza nella quale il 14 giugno 1837 è morto Giacomo Leopardi. Fa parte dell’abitazione in Vico Pero n° 2 a Napoli, secondo piano, che vista dall’antica via per Capodimonte (oggi Via Santa Teresa degli Scalzi) appare al terzo piano, a causa del dislivello tra le due strade. Antonio Ranieri, riferendo gli ultimi istanti dell’amico, scrive: “…quando io sopraggiunsi col Mannella, lo trovammo né anche a giacere, ma solamente sulla sponda [del letto], con alcuni guanciali di traverso che lo sostenevano […] il Mannella, tiratomi destramente da parte, mi ammonì di mandare incontinente per un prete; che di altro non v’era tempo […] la Paolina gli sosteneva il capo e gli asciugava il sudore che veniva giù a goccioli da quell’ampissima fronte […] aperti più dell’usato gli occhi, mi guardò più fiso che mai. Poscia: Io non ti veggo più, mi disse come sospirando. E cessò di respirare”. Propero Viani, commentando l’ultima lettera di Leopardi dell’ “Epistolario” da lui pubblicato, indirizzata al padre e datata “Napoli, 27 maggio 1837”, annota: “Morto dopo diciotto giorni, a’ 14 di giugno. Le ultime parole di lui furono queste, rivolte alla sorella di Antonio Ranieri, in casa del quale morì: ‘Ci vedo più poco… apri quella finestra… fammi veder la luce…’ ”. Tra le due dichiarazioni (Ranieri, Viani) va notato il comune riferimento al venir meno della luce e alla presenza di Paolina Ranieri. Ritengo a questo punto riportare INTEGRALMENTE la lettera del prof. Michelangelo Parlato, pubblicata sul quotidiano napoletano “Roma” del 24 marzo 1937, dal titolo “La casa di Leopardi a Santa Teresa”. È appena il caso di rilevare la scrupolosa serietà dell’indagine, fondata sui dati riportati dal contratto di fitto e dall’ispezione sui colori delle pareti delle singole stanze. Invito quindi alla massima attenzione. “Illustre Direttore, Credendo di rendermi utile nell’occasione delle celebrazioni leopardiane, invitato da funzionarii del Municipio di Napoli pel tramite dell’illustre prof. Onorato Fava, ho potuto ieri precisare il piano e le camere abitate da Giacomo Leopardi nell’ultimo periodo della sua vita. “Premetto la trascrizione dei brani relativi al contratto di locazione che fu stipulato il 5 maggio 1835 pel tramite del signor Michele Giura, procuratore del signor Prospero Iasillo, proprietario della casa sita in Vico del Pero N. 2, i cui discendenti ancora oggi posseggono. “La casa era composta: di una saletta, di un’anticameretta, di una stanza di compagnia (salotto) dipinta di giallo ‘groma’ di una stanza da letto – quella dell’infelice Poeta – attinta di color verde azzurro, di una seconda stanzetta da letto, dipinta color turchino, di uno stanzino esposto a mezzogiorno, dipinto color verde composto ed accessorii, tutti minuscoli. “La casa si affaccia anche dal Vico Pero. “In base a questi sicuri elementi rintracciati nel periodo studentesco a mezzo dell’insigne, compianto mio professore Domenico Polisieri, per la prima volta mi sono recato in compagnia del signor Ancone Giovanni venuto da parte del Comune, a Vico Pero N. 2, al secondo piano, dal lato sinistro salendo, (che corrisponde al 3. piano di Via S. Teresa) ed ho potuto constatare mercè assaggi permessi dalla gentile proprietaria, che la camera di compagnia e la camera da letto conservano sotto l’intonaco le tracce visibilissime del colore giallo cromo la prima, e del colore verde azzurro la seconda, così come risultano dal contratto stesso. “Un’altra conferma per l’identificazione della stanza del Poeta, della quale, nell’ultima lettera a suo padre in data 27 maggio 1837 dice: ‘Tornato di campagna malato ai 16 di febbraio non uscii mai di camera fino al 15 marzo’ l’ho avuta dalle ultime parole di lui rivolte alla sorella di A. Ranieri citate da Prospero Viani come chiusa all’epistolario, stampato la prima volta appena undici anni dopo la morte del Leopardi, che gli sono state dette da un amico di casa Ranieri: “…ci vedo più poco… apri quella finestra… fammi veder la luce”. “Infatti la stanza da letto identificata dal colore verde azzurro, ha un balcone ed una finestra, nomi dal Leopardi ben distinti. “Nessun dubbio per tanto rimane sulla casa di abitazione del Leopardi, resta perfettamente identificata la dimora in Napoli dove morì il più grande poeta lirico che vanta l’Italia. “Grato dell’ospitalità che vorrà, signor Direttore, concedere a questa mia, accolga grato i miei ringraziamenti ed ossequii. “Napoli 23-3-1937 XV “dev.mo “Prof. Michelangelo Parlato” L’ULTIMA DIMORA DI GIACOMO LEOPARDI Nella foto le frecce indicano la stanza nella quale il 14 giugno 1837 è morto Giacomo Leopardi. Fa parte dell’abitazione in Vico Pero n° 2 a Napoli, secondo piano, che vista dall’antica via per Capodimonte (oggi Via Santa Teresa degli Scalzi) appare al terzo piano, a causa del dislivello tra le due strade. Antonio Ranieri, riferendo gli ultimi istanti dell’amico, scrive: “…quando io sopraggiunsi col Mannella, lo trovammo né anche a giacere, ma solamente sulla sponda [del letto], con alcuni guanciali di traverso che lo sostenevano […] il Mannella, tiratomi destramente da parte, mi ammonì di mandare incontinente per un prete; che di altro non v’era tempo […] la Paolina gli sosteneva il capo e gli asciugava il sudore che veniva giù a goccioli da quell’ampissima fronte […] aperti più dell’usato gli occhi, mi guardò più fiso che mai. Poscia: Io non ti veggo più, mi disse come sospirando. E cessò di respirare”. Propero Viani, commentando l’ultima lettera di Leopardi dell’ “Epistolario” da lui pubblicato, indirizzata al padre e datata “Napoli, 27 maggio 1837”, annota: “Morto dopo diciotto giorni, a’ 14 di giugno. Le ultime parole di lui furono queste, rivolte alla sorella di Antonio Ranieri, in casa del quale morì: ‘Ci vedo più poco… apri quella finestra… fammi veder la luce…’ ”. Tra le due dichiarazioni (Ranieri, Viani) va notato il comune riferimento al venir meno della luce e alla presenza di Paolina Ranieri. Ritengo a questo punto riportare INTEGRALMENTE la lettera del prof. Michelangelo Parlato, pubblicata sul quotidiano napoletano “Roma” del 24 marzo 1937, dal titolo “La casa di Leopardi a Santa Teresa”. È appena il caso di rilevare la scrupolosa serietà dell’indagine, fondata sui dati riportati dal contratto di fitto e dall’ispezione sui colori delle pareti delle singole stanze. Invito quindi alla massima attenzione. “Illustre Direttore, Credendo di rendermi utile nell’occasione delle celebrazioni leopardiane, invitato da funzionarii del Municipio di Napoli pel tramite dell’illustre prof. Onorato Fava, ho potuto ieri precisare il piano e le camere abitate da Giacomo Leopardi nell’ultimo periodo della sua vita. “Premetto la trascrizione dei brani relativi al contratto di locazione che fu stipulato il 5 maggio 1835 pel tramite del signor Michele Giura, procuratore del signor Prospero Iasillo, proprietario della casa sita in Vico del Pero N. 2, i cui discendenti ancora oggi posseggono. “La casa era composta: di una saletta, di un’anticameretta, di una stanza di compagnia (salotto) dipinta di giallo ‘groma’ di una stanza da letto – quella dell’infelice Poeta – attinta di color verde azzurro, di una seconda stanzetta da letto, dipinta color turchino, di uno stanzino esposto a mezzogiorno, dipinto color verde composto ed accessorii, tutti minuscoli. “La casa si affaccia anche dal Vico Pero. “In base a questi sicuri elementi rintracciati nel periodo studentesco a mezzo dell’insigne, compianto mio professore Domenico Polisieri, per la prima volta mi sono recato in compagnia del signor Ancone Giovanni venuto da parte del Comune, a Vico Pero N. 2, al secondo piano, dal lato sinistro salendo, (che corrisponde al 3. piano di Via S. Teresa) ed ho potuto constatare mercè assaggi permessi dalla gentile proprietaria, che la camera di compagnia e la camera da letto conservano sotto l’intonaco le tracce visibilissime del colore giallo cromo la prima, e del colore verde azzurro la seconda, così come risultano dal contratto stesso. “Un’altra conferma per l’identificazione della stanza del Poeta, della quale, nell’ultima lettera a suo padre in data 27 maggio 1837 dice: ‘Tornato di campagna malato ai 16 di febbraio non uscii mai di camera fino al 15 marzo’ l’ho avuta dalle ultime parole di lui rivolte alla sorella di A. Ranieri citate da Prospero Viani come chiusa all’epistolario, stampato la prima volta appena undici anni dopo la morte del Leopardi, che gli sono state dette da un amico di casa Ranieri: “…ci vedo più poco… apri quella finestra… fammi veder la luce”. “Infatti la stanza da letto identificata dal colore verde azzurro, ha un balcone ed una finestra, nomi dal Leopardi ben distinti. “Nessun dubbio per tanto rimane sulla casa di abitazione del Leopardi, resta perfettamente identificata la dimora in Napoli dove morì il più grande poeta lirico che vanta l’Italia. “Grato dell’ospitalità che vorrà, signor Direttore, concedere a questa mia, accolga grato i miei ringraziamenti ed ossequii. “Napoli 23-3-1937 XV “dev.mo “Prof. Michelangelo Parlato” |